giovedì 15 gennaio 2015

Ipocriti che brillano alla sfilata di Parigi




La marcia unitaria di Parigi, a cui hanno partecipato oltre 40 capi di stato di tutto il mondo, ha messo in luce il “doppio standard” dell’approccio occidentale al problema dalla libertà di parola e della guerra al terrorismo.


Che parata senza precedenti di ipocrisia politica. La vista del generale Hollande, conquistatore del Mali; di David Cameron d’Arabia; di Angela “lasciate morire gli ucraini dell’est” Merkel; di Ahmed “Assad se ne deve andare” Davutoglu; anche quella di re Sarko Primo, liberatore della Libia; per non menzionare Bibi “soluzione finale” Netanyahu, tutti che marciano per la “libertà”, la “libertà di parola” e la “civiltà” contro la barbarie, per le strade di Parigi, avrebbe fatto nascondere dal disgusto qualunque paladino della tradizione intellettuale occidentale, da Diogene a Voltaire, da Nietzsche a Karl Kraus.



Visto dall’Asia, questo sequestro politico è sembrato ancora più grottesco. Non fa quindi meraviglia che in tutta l’Asia sud-occidentale, patria dei social network arabi, sia diventato virale un mixaggio particolare: la “marcia per l’unità” di Parigi accoppiata con Hitler e i nazisti che vanno in parata con la torre Eiffel sullo sfondo. Ecco ridotto ai minimi termini tutto il dibattito sulla “libertà di espressione”. Potrebbe una cosa del genere avere l’onore della prima pagina su un giornale occidentale, magari anche satirico?

Uno dei più grandi trucchi che le “elites” alla guida della civiltà occidentale hanno escogitato è stato il mito della “libertà di parola”, che fa il paio con il mito del “libero mercato”. “Libero”, certo, ma solo fin dove lo permettono i signori dell’universo. Ogni discorso (geopolitico o di economia) che vada contro i gruppi di potere atlanticisti, che esponga doppi o tripli standard di comportamento, e parli in modo dettagliato di cose veramente serie, dai crimini finanziari a quelli di guerra, soprattutto del terrorismo sponsorizzato dall’occidente, viene bloccato senza pietà.

Così, sparlare di tutto quanto l’Islam, compresi 1,6 miliardi di mussulmani, è accettabile, o almeno tollerato. Denunciare però il sionismo è “antisemitismo”. “Libertà di stampa”? La Press TV iraniana è esclusa da tutti i territori controllati dagli Atlanticisti. RT è continuamente presa in giro come grancassa di un dittatura del “male”. Questi “leaders” potrebbero sfilare nel Donbass o a Damasco in difesa della “libertà di parola”? Scordatevelo.

I “nostri” bastardi della NATO

Probabilmente la ciliegina sulla torta avvelenata è stato il “sostegno “ alla Francia offerto da quella Casa Saud, che ha appena terminato la prima serie (50 su 1000 frustate) di flagellazioni pubbliche del blogger incarcerato Raif Badawi. Il suo crimine: un sito web a sostegno della oh, così preziosa “libertà di parola”, ma in Arabia Saudita.
Oh – piangono all’unisono le illuminate orde – ma quelli fanno parte di un “regno conservatore”! Sono sicuramente degli alleati chiave dell’occidente – sia per tutto il petrolio che hanno, sia perchè sono un mercato favoloso per i nostri giocattoli da guerra. Sono i “nostri” bastardi, Si, certo a loro si può permettere tutto.

La differenza è che adesso i signori dell’universo non possono più fregare così facilmente la stragrande maggioranza del sud globale, che ha ormai capito come non ci sia nessuma sostanziale differenza fra Casa Saud, la miriade di varianti di Al-Kaida e l’IS/ISIS/Daesh, Il fasullo Califfato che ora comanda in “Siria”.

La radice di tutto l’inferno jaidista è fondamentalmente il Waabismo medioevale e la sua primitiva ed intollerante interpretazione dell’Islam. Con tutto ciò non si può neanche incominciare a discutere di questo fenomeno sui mezzi di comunicazione ufficiali dell’occidente. Nessuna “libertà di parola” qui. La Casa Saud e i vari plutocrati assortiti del Golfo Persico sono i “nostri” bastardi. Stanno anche aiutando la coalizione dei volenterosi guidata dall’Impero del Caos a combattere il Daesh!

Anche gli intellettuali francesi che cercavano di dare un qualche senso allo jaidismo, come Oliver Roy, si interrogano sui “legami fra l’Islam e la violenza”. Domanda sbagliata: la questione non riguarda l’Islam, ma l’ideologia/proselitismo di stampo religioso esportata dai sauditi.

Internamente, la società francese non è “minacciata” da una presenza mussulmana, è invece seriamente minacciata da una islamofobia esacerbata. Il problema principale è che la Francia non sa come integrare la sua popolazione mussulmana, cosa che rende possibile quella che il sociologo Farhad Khosrokhavar chiama “casa dei terroristi”. Questi terroristi “made in France” cominciano come ladruncoli da strapazzo, sono de-islamizzati e poi re-islamizzati dagli imam di quartiere e soprattutto dalla devastazione portata nei territori islamici dall’Impero del Caos e dalla NATO.

La NATO, che include la Francia, ha fatto di tutto, dal bombardare civili (Libia) al finanziare/armare/”sostenere” i cosiddetti “ribelli moderati” in Siria. E non va molto meglio sul fronte della libertà di parola. Secondo il tribunale di Brussels, almeno 404 giornalisti sono stati uccisi dall’invasione/occupazione americana dell’Iraq del 2003, di loro 374 erano iracheni. Per questi non si può certo dire che abbia portato il lutto tutta la banda degli atlanticisti amanti della libertà. Lutto che non c’è stato neppure per il milione e oltre civili iracheni decimati dall’Impero del Caos in oltre tre decadi di furia imperiale. Per non parlare dei 200.000 siriani vittime della guerra di “Assad se ne deve andare”.

Dov’è il nostro Patriot Act ?

Sul fronte dell’antiterrorismo, tutto il bailamme post-Charlie è un regalo che continuerà a dare frutti in modalità “guerra alla terra”(1). Tutti i presunti colpevoli sono convenientemente morti, così le probabilità di ricostruire la vera storia sono praticamente zero. Potrebbe essere stata Al-Kaida nella penisola araba (AQAP), ci potrebbe essere stata una divisione del lavoro fra l’AQAP e l’IS/ISIS/Daesh, potrebbe essere stato un commando di jaidisti che hanno agito come professionisti fino a quando, come ha ammesso il ministro degli interni francese Bernard Cazeneuve, hanno commesso l’ “errore fatale”, ma guarda un po’, di lasciare una carta di identità nella loro Citroen abbandonata dopo la fuga.

Il Ministero della Paura ha diramato comunicato globale riguardo “la continua minaccia di azioni terroristiche e violenze contro cittadini e interessi americani in tutto il mondo”. Ci sarà un summit sulla “sicurezza” alla Casa Bianca il 18 febbraio, anche se il ministro degli interni francese insiste che l’Europa ha bisogno di uno “scambio di informazioni” su quelli che ritornano dal “Siriaq”.

Non è venuto in mente a nessun “esperto” che è stato l’”occidente” a creare in primo luogo il terreno di gioco in cui “queste persone” vanno a rifinire la loro preparazione jaidista.

Re Sarko Primo, come previsto, va a gonfie vele. La sua nuova trovata è la “guerra di civiltà” che è essenzialmente un rifacimento “made in France” della “guerra alla terra” di Dubya (1), che spiana la via ad un Patriot Act francese. Il gioco vero, tuttavia, non ha nulla a che vedere con “democrazia” o “libertà di parola”, per non parlare di “guerra di civiltà”. Prevedibilmente, l’unica risposta dell’occidente è quella di moltiplicare i tentacoli dell’Idra orwelliana: sorveglianza e sicurezza; un vicolo cieco perchè così si rifiuta di affrontare le vere cause che sono alla radice del jaidismo.

Prossimamente: una Guantanamo made in france sponsorizzata da Dior. Grazie a Dio abbiamo così tanti illuminati politici a difenderci.


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