Anche se nessuno dei cinque paesi coinvolti ha mai ammesso ufficialmente l’esistenza di questo accordo .
Echelon, spiega Nicky Hager, ricercatore neozelandese, intervistato a Radio Anch’io (RAI) nel 1999, “è il prodotto di decenni di intensa attività spionistica in funzione antisovietica”. Con una differenza. Scrive il rapporto Stoa: “Diversamente dalla maggior parte dei sistemi di spionaggio elettronico sviluppati durante la guerra fredda, Echelon è progettato principalmente per obiettivi non militari: governi, organizzazioni, aziende , gruppi e individui, praticamente in ogni parte del mondo”.
Insomma, basta che nel corso di una telefonata o di uno scambio di e-mail siano menzionate parole come “terrorismo”, “droga”, (oppure “roba”, povero Tortora!), “guerriglia” o nomi come “Castro”, “Saddam Hussein”, “Gheddafi”, o meglio termini in codice già decriptato, perché l’intera comunicazione sia identificata dai dizionari, selezionata dagli analisti impiegati nelle basi di intercettazione e spedita via satellite al quartier generale della Nsa a Fort Meade, in Maryland, dove spetta ai tecnici americani decodificarla e analizzarla. Alla fine, i dati raccolti vengono archiviati sotto forma di “rapporti”, traduzioni dirette dei messaggi intercettati, “gists”, compendi telegrafici in cui è riportato il nocciolo della comunicazione, e “sommari”, compilazioni riassuntive di diversi rapporti e gists.
- Echelon intercetta ogni tipo di comunicazioni nelle stazioni dislocate nei 5 paesi coinvolti: telefonate, fax, e-mail.
- Le agenzie di intelligence utilizzano una lista di parole chiave, tra cui nomi di persone, di paesi, di organizzazioni.
- I computer delle singole basi di intercettazione, conosciuti col nome di “dizionari”, contengono le parole chiave e le utilizzano per selezionare i messaggi interessanti.
- Gli analisti a Washington, Ottawa, Cheltenam, Canberra e Wellington selezionano una categoria e controllano quanti messaggi ha registrato Echelon usando una determinata parola chiave.
- Dopo scavano nella mole dei messaggi intercettati finché trovano qualcosa che richiede maggiore approfondimento e lo inoltrano ai superiori.
“Spiano anche le telefonate alla nonna”, continua Nicky Hager durante la sua crociata, nel suo intervento nella trasmissione di Rai Radio 2, Il cuore e tesoro di Echelon, però, è rappresentato dai “dizionari”, i computer in cui ogni giorno finiscono i milioni di messaggi intercettati: collegati in rete, permettono alle diverse stazioni di ascolto di funzionare come un tutto integrato. “Ogni mattina – descrive Hager – gli analisti, con tutto il loro speciale indottrinamento, aprono i loro computer ed entrano nel sistema dei dizionari. Dopo aver effettuato la routine di password e di controlli, finiscono nella cartella con la lista dei differenti tipi di intercettazioni, ognuno con il suo codice a quattro numeri. Per esempio, 1991 sta per comunicato diplomatico giapponese, 3848 sta per comunicazioni politiche da e sulla Nigeria, 8182 riguarda qualsiasi messaggio sulle tecniche di crittografia”.
La selezione avviene attraverso la lista delle parole-chiave programmate per ogni categoria: nomi di persona, di organizzazioni, di paesi, di argomenti, numeri di telefono, indirizzi di posta elettronica. Criteri tra i più disparati, ma che riflettono, tutti, le preoccupazioni del momento:
“Ogni pochi giorni – precisa Hager – i dictionary manager dei cinque paesi cambiano la lista delle parole-chiave, togliendone delle vecchie e inserendone di nuove, a seconda dei temi politici, diplomatici ed economici di interesse per gli Usa e i loro alleati”. Qualche esempio: Bce, Benelux, bomb, Bugs Bunny, Exon Shell, Ira, guerrilla, Sabena; ma anche Ak-47, la sigla del fucile kalashnikov, Stinger, il missile antiaereo, Twa-800, la sigla del boeing esploso nel ’96 sull’Atlantico, e perfino Vine Foster, il nome di un amico di Bill Clinton suicidatosi nel ’93.
Attraverso la sua rete di satelliti-spia, basi di intercettazione terrestri e supercomputer, Echelon intercetta indiscriminatamente, in tutto il mondo, enormi quantità di comunicazioni, veicolate da qualsiasi linea di trasmissione: telefonate, fax, telex, e-mail, che passano attraverso antenne a microonde, cavi sottomarini e satelliti. I dati raccolti vengono poi “letti” in tempo reale dai potenti database dislocati nelle stazioni di ascolto: battezzati “dizionari”, sono in grado di estrapolare dalla miriade di messaggi intercettati, un milione ogni mezz’ora, quelli contenenti le keywords, le parole-chiave precedentemente inserite, decodificarli e inviarli al quartier generale dell’agenzia competente.
Ribaltando tale sistema un po’ “datato” in una veste commerciale più odierna, tenendo conto del progredire della tecnologia nell’utilizzo di questa tipologia di automa veicolato da Internet, le parole chiave diventano “telefonino”, “android”, “automobile”, “affitto”, “casa” (e perché no? “scarpe”!) e migliaia di tante altre e combinazioni intelligenti di queste con altre parole nel contesto della conversazione, ravvisanti una necessità oggettiva d’acquisto dell’ignaro chiacchierone telefonico. Le intercettazioni sono una realtà nota e consolidata, non limitata alle indagini delle magistrature.
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